Che la compagnia di Mountain View stesse progettando una riorganizzazione dei propri servizi, in vista di una campagna più aggressiva, era chiaro fin da quest’estate quando Google annunciò una stretta contro le etichette indipendenti su Youtube, imponendo, a detta delle stesse etichette, dei prezzi irragionevoli. L’obiettivo è lanciare un servizio di musica a pagamento sullo stile di Spotify, portando a ridefinire precedenti accordi, mossa comprensibile nelle logiche di profitto aziendale. Tuttavia, quello che risultò sorprendente, fu la veemenza con cui l’azienda rispose: non solo minacciando di bloccare la monetizzazione pubblicitaria sui video delle etichette ribelli ma anche, stando all'associazione Win che le rappresenta, spingendosi addirittura a minacciare di togliere i loro video da Youtube. Esercizi di potere, potrebbe suggerire qualcuno.
Recentemente, un po’ nell'ombra, abbiamo assistito ad un nuovo cambiamento in casa Google: il “divorzio” tra Google plus e Gmail. Novità marginale, “riorganizzazione dei servizi” si potrebbe sostenere, ma senz'altro è una spia che ci fa intendere che più consistenti cambiamenti strategici sono in arrivo. Google plus, il social network del colosso americano, non è stato il progetto di maggior successo nella storia di Google; ciò che ne garantiva la costante crescita del numero degli iscritti era l’automatica apertura di un profilo ogni volta che veniva creato un account di posta elettronica Gmail.
Recentemente è stato notato, poi confermato direttamente da Mountain View, che un nuovo utente Gmail non è più costretto a creare un profilo Google plus: può decidere se farlo al momento dell’iscrizione, oppure successivamente. Variazione non secondaria, dato che Gmail era il principale bacino di acquisizione di nuovi iscritti.
Il cambiamento era comunque già nell'aria ad inizio anno, quando ci fu una variazione delle dinamiche di partecipazione, reintroducendo l’uso degli pseudonimi nei profili attivati. Sembra ancora prematuro, come fanno molti, vedere in questo cambio di gestione un progressivo venir meno da parte di Google dell’interesse per il social network di famiglia - o addirittura una sua chiusura, e non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali a riguardo.
Sta di fatto che queste scosse di assestamento preparano ad una campagna commerciale che non mancherà affatto di colpi di scena.