Scritto da  2014-10-13

Cosa nascondono i colossi del web

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Cosa nascondono i colossi del web
Image by theguardian.com
Romanzi come 1984 e Fahrenheit 451, scritti all’indomani della seconda guerra mondiale e dell’ascesa dei regimi totalitari, ci danno descrizioni visionarie di mondi altamente tecnologizzati. Le vicende vengono collocate in un ipotetico futuro dove ogni diffusione di sapere ed informazioni è strettamente controllata, sotto la parvenza di una società equilibrata, libera di poter continuare i propri riti quotidiani.

 

 E’ prematuro, e probabilmente fuori luogo, fare paragoni tra queste pietre miliari ed il nuovo libro di Julian Assange, personaggio controverso legato allo scandalo WikiLeaks. Tuttavia l’allarme che lancia in "When Google Met WikiLeaks" si pone nella stessa direzione, ipotizzando una nuova forma di controllo autoritario dove i colossi del web, primi tra tutti Google, saranno strettamente legati alla politica estera USA, in quello che definisce una forma postmoderna di totalitarismo. Assange ricorda come la Germania nazista e l’Unione Sovietica fossero all’avanguardia nella ricerca tecnologica, chiarendo comunque che non vuole fare paragoni semplicistici, ma mostrare come la connessione tra tecnologia e controllo autoritario sia strettissima, con illustri precedenti storici.

Google nel mondo occidentale ha un monopolio per quanto concerne i motori di ricerca e molti dei servizi che offre (youtube, google plus, gmail..) sono all’avanguardia e capillarmente diffusi, con una gestione di dati ed informazioni personali che continua ad aumentare esponenzialmente: come non potrebbero fare gola ad un potere centralizzato? Lo stesso Assange comunque respinge l’idea che Google possa essere definito una sorta di regime totalitario (per quanto la struttura interna aziendale sia altamente verticista), ma il desiderio totalizzante, ammette, è presente. Forse, si potrebbe aggiungere, anche solo per il desiderio di diventare monopolista.

La raccolta di queste informazioni personali, una volta immagazzinate ed indicizzate, può essere usata per creare modelli che prevedono comportamenti e trend di massa, per poi essere venduti ai pubblicitari; questo è solo un primo passo, anche relativamente innocuo, delle possibilità che questo scenario può offrire. Uno dei successivi approdi può essere la sorveglianza di massa, attraverso lo studio analitico dei comportamenti sociali e delle reazioni nei nuovi spazi virtuali. Questo può avere lo scopo di poter meglio influenzare l’opinione pubblica, usando all’occorrenza minacce terroristiche per giustificare restrizioni ed infrazioni di norme costituzionali, come la recente storia statunitense ci ha mostrato (ricordiamo il patriot act dell’amministrazione Bush).

E’ sempre difficile stabilire dove collocare il legittimo confine tra libertà personale e limitazione della stessa, dove penda il compromesso per il quale un cittadino rinuncia ad una porzione della propria libertà per un bene collettivo. Sta di fatto che i nuovi colossi del Web sono a tutti gli effetti tra gli attori principali della politica internazionale. In questo, il monito di Assange è assolutamente attuale.

Questo blog non rappresenta in alcun modo una testata giornalistica, in quanto non viene aggiornato periodicamente e perciò non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

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