Lontani sono ormai i tempi in cui i ragazzi giocavano esclusivamente con mezzi che, con una certa ironia nostalgica, potremmo definire analogici. L’era digitale impone nuove sfide per i colossi del web, sempre pronti a navigare vicino ai confini della legalità, cercando allo stesso tempo di spingere più in alto l’asticella. Infatti, già solamente ad un livello puramente ipotetico, si pongono le prime insidie normative: detta schiettamente, su come conquistare questa fascia di età, senza ledere il – giustamente - protetto diritto alla privacy.
L’oggetto del contendere sono ovviamente le pubblicità mirate: obiettivo posto al di là delle rassicuranti dichiarazioni che questo servizio serve a tutelare i più giovani visitatori, dando loro la possibilità di aprire account personali e sicuri, e di «utilizzare meglio» una tecnologia già ampiamente utilizzata.
Il marketing mirato colpisce con efficacia ogni singolo utente. Le informazioni delle pagine visitate e dei contenuti apprezzati dall’utente che ha eseguito il log in vengono acquisite e rielaborate attraverso un algoritmo che produce campagne pubblicitarie mirate in base a questi dati. Analogo è ciò che accade su Facebook, il quale propone pubblicità di prodotti in base ai nostri dati personali, ai “like” e a tutti i contenuti che pubblichiamo.
Al momento sappiamo che la titolare del progetto sarà Pavni Diwanji. Tuttavia, a parte qualche dichiarazione generica, poche sono le informazioni al riguardo, salvo che il progetto dovrebbe diventare operativo nel 2015. Questo è quanto si auspica a Mountain View.
Tale annuncio sembra essere stato studiato ad hoc per testare quale impatto possa avere, a livello generale, questa proposta sull’opinione pubblica e sui governi, per eventualmente ricalibrare il tiro in attesa di un lancio in pompa magna. Sarà curioso vedere se ne seguirà un dibattito costruttivo, o se si limiterà a seguire la ormai consolidata e anestetizzata dinamica “mi piace-non mi piace”, abituale rito della democrazia targata web 2.0.
La sfida è titanica, ma il grande fratello Google è pronto.